Le nomine fatte dalla maggioranza a Palazzo delle Aquile fanno sì che la nostra Sicilia, soprattutto la nostra Palermo, si metta in discussione, subendone un crollo totale politico. Bisogna protestare, sapendo che la nuova giunta comunale di Palermo voluta da Cammarata, risponde ad una guerra interna alla maggioranza del centro destra della Regione. Micciché, Lombardo, Misuraca da un lato, Udc e parte del Pdl dell'altro. Una guerra nel cui campo ci saranno presto i più importanti enti locali amministrati da uomini del Pdl della corrente Alfano e che si estenderà anche alle nomine dei vertici della Sanità.Una notizia appresa mentre Micciché e Lombardo partecipavano al festival di Venezia per promuovere le ambizioni cinematografiche dell'Isola. Ed escludendo la corrente Micciché del Pdl e l’Mpa. Si pensa che dietro le mosse di Cammarata ci sia una regìa che passa dai vertici del Pdl ed arriva fino ai big dell’Udc che, a differenza di quanto avviene alla Regione, è invece presente al Comune. C'è chi è d'accordo sull'assetto politico della Regione e c'è chi ha lavorato solo per creare spaccature. Cammarata non ha accettato dialogo con chi sta con Lombardo, ma con chi sta con Alfano e Schifani, né con il resto del Pdl. Quindi c'è chi ondeggia su un mare tempestoso pur di non pronunciarsi o assumere una posizione; non ha chiesto niente a Micciché né all Mpa, lasciandoli in sospeso. Leanza non parla di Regione ma di equilibri, dicendo che non era importante entrare nella giunta a Palermo, quindi per lui va bene così, ma non c'è il pensiero di chi conosce l'andamento politico di questa città che è già provata, alcuni organi che ulteriormente non sono andati bene e hanno distrutto l'andamento della città stessa e che stanno perseverando allo stesso modo come nel passato. La mossa di Cammarata è stata condivisa dal coordinatore del Pdl Giuseppe Castiglione, che ha avuto un'incontro con il ministro Alfano per preparare una ripresa delle attività politiche. Ciò che non si accetta è che dopo la distruzione si voglia ricompattare un partito, che è stato oggetto di trame tracciate solo per dividerlo. Ma in quella cena a Venezia si era parlato delle prossime mosse alla Regione; legge sugli Ato rifiuti, attuazione della riforma della pubblica amministrazione e quei punti scritti da Micciché, Lombardo e Misuraca, d'accordo, già prima dell'apertura dell’Ars, fissata per il 15, sulla nomina di 34 amministratori di Asl e grandi ospedali, che fino ad ora è slittata perché Lombardo non ha avuto l'intesa con tutta la maggioranza. Di certo, tra le aspettative di Cammarata e il disfacimento completo di questa città, c’è la crisi generale della nostra regione, già devastata dalle forme errate della politica scorretta. Ogni membro è al suo posto; ma non pensate che siano al posto sbagliato?
mercoledì 9 settembre 2009
Il mio pensiero
Le nomine fatte dalla maggioranza a Palazzo delle Aquile fanno sì che la nostra Sicilia, soprattutto la nostra Palermo, si metta in discussione, subendone un crollo totale politico. Bisogna protestare, sapendo che la nuova giunta comunale di Palermo voluta da Cammarata, risponde ad una guerra interna alla maggioranza del centro destra della Regione. Micciché, Lombardo, Misuraca da un lato, Udc e parte del Pdl dell'altro. Una guerra nel cui campo ci saranno presto i più importanti enti locali amministrati da uomini del Pdl della corrente Alfano e che si estenderà anche alle nomine dei vertici della Sanità.Una notizia appresa mentre Micciché e Lombardo partecipavano al festival di Venezia per promuovere le ambizioni cinematografiche dell'Isola. Ed escludendo la corrente Micciché del Pdl e l’Mpa. Si pensa che dietro le mosse di Cammarata ci sia una regìa che passa dai vertici del Pdl ed arriva fino ai big dell’Udc che, a differenza di quanto avviene alla Regione, è invece presente al Comune. C'è chi è d'accordo sull'assetto politico della Regione e c'è chi ha lavorato solo per creare spaccature. Cammarata non ha accettato dialogo con chi sta con Lombardo, ma con chi sta con Alfano e Schifani, né con il resto del Pdl. Quindi c'è chi ondeggia su un mare tempestoso pur di non pronunciarsi o assumere una posizione; non ha chiesto niente a Micciché né all Mpa, lasciandoli in sospeso. Leanza non parla di Regione ma di equilibri, dicendo che non era importante entrare nella giunta a Palermo, quindi per lui va bene così, ma non c'è il pensiero di chi conosce l'andamento politico di questa città che è già provata, alcuni organi che ulteriormente non sono andati bene e hanno distrutto l'andamento della città stessa e che stanno perseverando allo stesso modo come nel passato. La mossa di Cammarata è stata condivisa dal coordinatore del Pdl Giuseppe Castiglione, che ha avuto un'incontro con il ministro Alfano per preparare una ripresa delle attività politiche. Ciò che non si accetta è che dopo la distruzione si voglia ricompattare un partito, che è stato oggetto di trame tracciate solo per dividerlo. Ma in quella cena a Venezia si era parlato delle prossime mosse alla Regione; legge sugli Ato rifiuti, attuazione della riforma della pubblica amministrazione e quei punti scritti da Micciché, Lombardo e Misuraca, d'accordo, già prima dell'apertura dell’Ars, fissata per il 15, sulla nomina di 34 amministratori di Asl e grandi ospedali, che fino ad ora è slittata perché Lombardo non ha avuto l'intesa con tutta la maggioranza. Di certo, tra le aspettative di Cammarata e il disfacimento completo di questa città, c’è la crisi generale della nostra regione, già devastata dalle forme errate della politica scorretta. Ogni membro è al suo posto; ma non pensate che siano al posto sbagliato?
martedì 8 settembre 2009
Il mio impegno in Politica
Io ho 27 anni e faccio politica attiva da 2 anni e mezzo; nel 2007 un giornale locale, “Cefalù News”, mi ha premiata come Giovane Politico dell’anno per l’impegno mostrato durante la campagna elettorale per le amministrative e per aver fatto interessare tanti giovani e donne alla politica, per aver fondato il Circolo della Libertà di Cefalù che oggi si compone di 109 membri scrupolosamente registrati all’Associazione Nazionale Circolo della Libertà.
Un impegno, il mio, che continua oggi in Azzurro Sicilia, circolo politico culturale fortemente voluto dall’Ass. Provinciale alle politiche giovanili, Eusebio Dalì, e sostenuto da Gianfranco Micciché. Circolo che affonda le proprie radici nell’autentica passione di ognuno di noi e vuol trasformare idee, propositi, obiettivi. Si occupa dell’attivazione nel territorio di progetti, che su esso possano avere una ricaduta positiva e che coinvolgano le energie e le professionalità dei giovani iscritti. Giornalmente affronta, con la forza e il coraggio delle idee, le tematiche che la società ci pone all’attenzione, intervenendo ad ogni livello di discussione, sempre come diceva Padre Pino Puglisi “con cuore puro, fiato lungo e mani pulite”.
La voglia di cambiare lo stato delle cose presente ti porta a cercare sempre più ragazzi che sentono la tua stessa esigenza. Ciò mi ha permesso di essere riconfermata Giovane Politico dell’Anno per il 2008.
Preciso che non ho sempre pensato alla politica come ad una cosa buona. Però la mia famiglia mi ha insegnato che se qualcosa non va, non ci si può solo lamentare ma rimboccarsi le maniche e lavorare perché essa migliori. Molti mi hanno detto che sarebbe stato meglio lasciar perdere oppure che ero troppo giovane. Effettivamente è strano che un giovane decida di dedicarsi seriamente alla politica seppur locale. Mi sento parte di una gioventù sana che non si perde nelle strade della droga e dello sballo, ma ha voglia di mettersi alla prova e di impegnarsi seriamente per migliorare le cose. Esistono molti come me che chiedono fiducia per poter dare il loro contributo alla comunità, sono convinta siano in molti, certo si sentono poco, forse perché non fanno chiasso come me nei giornali telematici, nei blogs, nelle manifestazioni ecc.. ma si impegnano silenziosamente negli sports, nello studio, negli oratori.
Ultimamente mi sento fare sempre la stessa domanda: Credi che essere giovane sia davvero penalizzante, o che possa essere una risorsa in più per la res publica? Innanzitutto vediamo come i partiti guardano ai giovani: per loro sono una risorsa finché sono utili ai banchetti, nel mio caso per mandare a casa il governo Prodi, per far conoscere il programma elettorale di Silvio Berlusconi, per scegliere il nome del partito, nei volantinaggi o per i cartelloni... in pratica sono uno strumento. Arriva però il momento in cui il ragazzo cresce, e da strumento diventa concorrente, con una sua identità. Allora il partito ti relega in qualche movimento giovanile, nel mio caso il Circolo della Libertà, dicendoti che non puoi occuparti della vita politica in modo diretto. Non a caso la classe politica italiana è la più vecchia d'Europa, perché sistematicamente non viene dato spazio ai giovani. Per fare un esempio, quando con il Circolo della Libertà la mia notorietà aumentava poco a poco nel territorio madonita, il più grande ostruzionismo alla mia crescita arrivò dal partito stesso.
L'altro punto di vista è invece quello dell'elettorato, che al contrario ha voglia di puntare sui giovani perché mentre la classe politica attuale è vista come sporca, poco propositiva e aggrappata alla poltrona, il giovane non può già essere corrotto dal sistema e l'elettore ci scommette volentieri, soprattutto gli anziani. Affermo ciò alla luce dei tantissimi attestati di stima che ricevo a scendere direttamente in campo che arrivano nelle piazze virtuali e da gente che mi incontra per strada. Un giovane può fare moltissimo per la politica per il solo fatto che ha una vita davanti, ha anche interesse e attenzione per tutto ciò che riguarda il futuro. Consiglierei a un giovane che sente il bisogno di un impegno politico, ma non sa da che parte cominciare, per prima di cercare qualcuno che faccia la battaglia assieme a lui, perché oltre a darle un gusto del tutto diverso, ti rende anche più forte. In secondo luogo di mettersi in discussione. Perché se non trova qualcosa che lo rappresenta, e capita spesso, provi a creare qualcosa di suo. Infine di studiare i problemi chiave della politica contemporanea, formulare proposte, ma anche affinare l’eloquio, rilasciare interviste, imparare ad essere amabile e cordiale con tutti. L’apprendistato è davvero lungo. E’ proprio questo lungo apprendistato in sordina, la prova del fuoco per l’entusiasmo iniziale, fiamma che forgia l’uomo politico di domani. Concludo facendo un augurio di cuore alla politica giovanile. Che sia una politica più giovane e dinamica, attenta alle vere problematiche del mondo giovanile e non solo intesa quale pretesto per raccogliere voti alle elezioni.
venerdì 10 luglio 2009
...ali di libertà
...ali di libertà
Chi ha letto il percorso degli ultimi anni della politica - siciliana e non - sa che questo che viviamo nei giorni di adesso è il punto di chiusura di un cerchio aperto dall'intelligenza delle cose, dalla capacità di guardare oltre il contingente, da quello sguardo verso il futuro che ha saputo accompagnare il filo di conduzione che Gianfranco Micciché ha inteso svolgere, nel tempo, in quella che altre volte ho definito una tessitura finissima, per raggiungere gli obiettivi che nella sua mente sono sempre stati lucidamente presenti, spesso mal compresi - o non compresi affatto - da molti, così da rendergli contro i giudizi malevoli di certa stampa e di certe figure del mondo della politica; e anche di quella parte di elettori che avrebbero voluto, ancor più celermente di quanto è accaduto, vedere i risultati che, invece, soltanto un abile disposizione delle mosse - sulla scacchiera di un quadro altrimenti difficile da comporre - ha saputo realizzare.
La politica del fare. E la politica al servizio delle istanze espresse dal mondo della società civile. Scrivevo di un Berlusconi che per primo ha saputo credere nella visione di uno Stato che crea sviluppo, opportunità e risorse: da mettere a disposizione di tutti, ciascuno in base alle proprie potenzialità, secondo un criterio di distribuzione che abbia come presupposto essenziale la parità di accesso in un ambito che sappia tener conto del merito, mai assistenzialista. Tra i valori espressi da Gianfranco Micciché, nella concretezza, c'è questo modo imprenscindibile di fare politica, lo stesso che è stato altre volte definito come politica 2.0, nuova versione di un reset imposto dai tempi, come ha saputo esprimere di sé e raccontarci sempre la Storia, tutte le volte che qualcosa di veramente nuovo è emersa nel suo corso. La lettura dei fatti, oltre che la lettura delle intenzioni, riesce a rilevare l'importanza di questa che è una nuova pagina, chiara ma ancora tutta da scrivere. E, tuttavia, nonostante la loro evidenza, ancora troppe volte, anche e proprio in questi giorni, non risultante nelle analisi che vengono compiute sull'argomento.
La politica di sviluppo di un territorio, quale che sia, non può non partire da questa intuizione fondamentale, nella semplicità che sembra sottendervi, e decisiva per muovere verso altre forme di gestione e di condivisione del potere, inteso a supporto delle persone e del loro vivere. La tela di raro pregio che Gianfranco Micciché - nelle difficoltà che sono solite convivere con chi ha passione e voglia di lottare contro le posizioni acquisite e i privilegi - ha intessuto con precisa consequenzialità di disposizione degli accadimenti, è la manifestazione di come un nuovo assetto della politica sia possibile e realizzabile; ed è la base per reggere come elemento comune discriminante il confronto sul territorio delle variabili in cui - non prescindendo dalle diverse istanze - essere parte attiva di un processo di modernizzazione ed efficienza delle amministrazioni. Dal Parlamento nazionale a quelle locali. Molti, nonostante tutto, continuano a mostrare di non accorgersene. Si inizia sempre da qualcosa, è vero. Ma il Partito del Sud è la chiusura di un cerchio che, pure, ne apre uno nuovo.
Un Partito che sappia correlarsi col territorio, facendosi reale attore nell'interpretarne le esigenze e nel trovare le risposte, diverse secondo le caratteristiche di appartenenza, alle domande che alla politica prova a rivolgere, muove esattamente da questo denominatore di efficienza e di prospettiva di sviluppo. In questo, può agire nei vari ambiti regionali, anche per macroaree, connotando la sua presenza in relazione al suo essere flessibile nelle soluzioni e aperto nell'impostazione generale.
Ali di libertà. Se guardiamo indietro con serena attenzione al breve periodo, in Sicilia, è questo che appare senza ombre dell'azione politica di Gianfranco Micciché, certamente profondo conoscitore della nostra Isola, ma consapevole - a più ampio respiro - di nuove strade da voler condividere in altri ambiti, nel meridione. Ma a sostegno logico del suo percorrere, con successo per come sono andate le cose, la strada che inizialmente soltanto lui era riuscito a vedere, pur nella condivisione con altri leader - come ho scritto su questo stesso blog il 18 giugno, ben prima che altri nomi figurassero nella traccia di questo importante disegno politico - c'è sempre stata questa sua voglia precisa di una politica del fare e del servire, disponibile alla crescita e alla modernità, senza retaggi di vecchie logiche legate al potere e alla conservazione del potere.
Questa è la più importante tra le novità.
Questa è la rappresentazione del nuovo che dal laboratorio Sicilia può indirizzarsi verso la totalità delle regioni e delle aree che compongono il nostro Paese.
Nella ineluttabile prospettiva di una diversificazione delle risposte per venire incontro alle variabili che innescano le altrettanto diverse istanze proprie di ciascun territorio, negli anni a venire, non basterà essere un Partito di quel territorio. Servirà, piuttosto, essere un Partito per quel territorio, tra i tanti che potranno scegliere di trovarsi nelle intenzioni di fornire adeguate soluzioni amministrative alle esigenze specifiche di varia provenienza. La capacità di darsi una connotazione di valori e idee, in questo voler farsene interpreti, saprà raccontare della unicità di caratterizzazione di un Partito che, da quei valori e da quelle idee, saprà realizzare la sua azione politica, dando a ciascun'area la fruizione delle risorse delle quali necessita e promuovendone la valorizzazione territoriale e la prospettiva di sviluppo, anche dalle infrastrutture che riuscirà a rendere nella disponibilità di quella stessa area.
Così... Un'altra visione, ancora.
Da quello che potrebbe sembrare un punto d'arrivo, un nuovo e altro sguardo verso il futuro.
E' nel sentire di ciascuno il modo in cui prova a darsi un'immagine di come e cosa sarà nel divenire, più o meno prossimo. Io credo di non sbagliarmi nel ritenere che anche a questo, proprio in questi giorni di inizio di questa sua nuova creatura politica, stia pensando Gianfranco Micciché... Un Partito che non sia solo del Sud, ma che, nella connotazione che gli è intrinseca, sappia essere un Partito di valori e idee che sia reale protagonista nel rendersi autentico interprete delle specificità territoriali, da Nord a Sud. E', quali che siano i suoi intendimenti e i suoi sogni, qualcosa in cui credo, qualcosa che - come accade per le cose veramente importanti - prima o poi, indipendentemente dal tempo che servirà perché avvenga, sarà realtà imprenscindibile dei nuovi equilibri scaturenti dalla politica. In Sicilia, nei fatti, sta accadendo che - e non è la prima volta - il nuovo parte da qui. Nel modo in cui ho provato a scriverne questo pomeriggio d'estate, sarebbe ancora più nuovo e più denso di sviluppi futuri. Potrebbe essere la prima volta che io sia a sbagliarmi sulle intuizioni di Gianfranco. Ma più di qualcosa sembra dirmi che non è così.
Alfio Maria Fiamingo